IL POTERE DEL RIUSO CONTRO LA PRODUZIONE DI FAST FASHION
Nel cuore dell’industria della moda, si cela un segreto che ha a lungo contribuito all’inquinamento ambientale e alle emissioni di gas serra a livello globale. La moda sostenibile è una soluzione alle conseguenze che questo settore ha provocato al nostro pianeta, responsabile delle numerose sfide ambientali.
Tuttavia, c’è una tendenza emergente che offre una soluzione, un cambiamento che sta prendendo piede e sta promuovendo un futuro più sostenibile: l’acquisto di indumenti di seconda mano.
Si stima che l’industria della moda sia responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio. Ma quali sono gli elementi chiave di questa crisi? E come possiamo trovare una soluzione?
IL RILASCIO DI SOSTANZE TOSSICHE E LA COMBUSTIONE DEGLI INDUMENTI INUTILIZZATI
Il processo di produzione di nuovi capi di abbigliamento richiede enormi quantità di risorse naturali, acqua ed energia. La coltivazione intensiva del cotone, che spesso coinvolge l’uso eccessivo di pesticidi, provoca danni al suolo e alle risorse idriche. Inoltre, la produzione di poliestere, una delle fibre sintetiche più diffuse nell’abbigliamento, contribuisce alle emissioni di CO2, ossido di zolfo e altri gas inquinanti.
Nelle fabbriche di produzione vengono impiegati solventi e coloranti per tessuti che, a ogni lavaggio, rilasciano grandi quantità di materiale tossico e microplastiche nelle acque circostanti, causando ulteriori danni all’ambiente.
Inoltre, la gestione degli indumenti invenduti rappresenta un problema aggiuntivo, poiché questi vengono spesso bruciati causando emissioni ancora più dannose di quelle del carbone.
RISPOSTA ALLA CRISI AMBIENTALE: INDUMENTI DI SECONDA MANO
Nel mondo moderno, la consapevolezza sull’importanza della sostenibilità ambientale è in crescita continua. Un elemento chiave di questa presa di coscienza è la nostra modalità di acquisto e consumo nell’ambito dell’abbigliamento. Da tempo l’industria della moda è oggetto di critiche per il suo impatto ambientale, ma c’è una soluzione semplice ed efficace a portata di mano: l’abbigliamento di seconda mano o il noleggio.
L’abbigliamento di seconda mano e il noleggio di indumenti sono diventati una scelta sempre più popolare per coloro che cercano di ridurre l’impatto ambientale del loro guardaroba. Una delle ragioni principali per cui il second hand è sostenibile è che contribuisce ad estendere la vita degli indumenti riducendo notevolmente la percentuale di abiti gettati via.
In particolare, il 47% della Generazione Z (*) ha dichiarato che rifiuterebbe di acquistare marchi di abbigliamento non sostenibili e questo sta guidando un cambiamento significativo nel comportamento dei consumatori e sta spingendo le aziende a riconsiderare le loro pratiche.
IL FUTURO DELLA MODA SOSTENIBILE
La Fashion Week di Milano, è diventata una vetrina per l’innovazione e la sostenibilità nella moda, infatti, è stato possibile ammirare alcuni dei capi certificati dalla World Sustainability Organization. La WSO, fondata da Paolo Bray nel 2008, promuove la tutela dell’ambiente attraverso certificazioni di prodotti e servizi sostenibili, tra cui “Friend of the Sea” per prodotti ittici sostenibili e “Friend of the Earth” per prodotti agricoli sostenibili.
Inoltre, tra le innovazioni più rilevanti, emerge la tecnologia Coreva di Candiani Denim, che ha presentato la collezione Coreva Design. Si tratta del primo denim stretch biodegradabile, creato senza l’utilizzo di plastiche sintetiche. Ciò che rende questa collezione straordinaria è la sua capacità di degradarsi naturalmente in meno di 6 mesi, riducendo drasticamente l’impatto ecologico rispetto ai tradizionali tessuti denim che richiedono centinaia di anni per lo smaltimento.
Tutto questo rappresenta un significativo passo avanti verso il riconoscimento dell’importanza della sostenibilità nell’industria della moda.
IL CONFRONTO TRA FAST FASHION E ABBIGLIAMENTO DI SECONDA MANO
È fondamentale mettere a confronto il fast fashion con l’abbigliamento di seconda mano per comprendere appieno l’impatto ambientale dell’industria della moda.
Mentre il fast fashion è noto per la produzione di massa di abbigliamento, con effetti negativi significativi sull’ambiente, l’abbigliamento di seconda mano offre una via alternativa. Nel fast fashion, alcuni dei principali impatti ambientali includono un inquinamento idrico che rappresenta il 20% dell’inquinamento delle acque globali, emissioni di gas serra che superano 1 miliardo di tonnellate, costituendo il 2% delle emissioni totali, e la produzione di milioni di tonnellate di rifiuti di abbigliamento ogni anno.
D’altra parte, l’abbigliamento di seconda mano offre una soluzione a questi problemi. Riusando capi già esistenti, si evita la necessità di produzione su larga scala, riducendo così l’inquinamento idrico, le emissioni di gas serra e i rifiuti di abbigliamento.
LA CRESCENTE DOMANDA PER LA SOSTENIBLITA’
L’industria della moda sta assistendo a una notevole svolta, spinta dalla crescente domanda del mercato per prodotti e servizi sostenibili. Questa tendenza sta rapidamente guadagnando terreno poiché sempre più persone si rivolgono a opzioni più eco-friendly, essendo maggiormente consapevoli degli impatti ambientali dell’industria della moda.
Questa domanda in crescita apre nuove prospettive per le PMI per soddisfare le esigenze del mercato, catturare l’attenzione di un pubblico sempre più sensibile alle questioni legate alla sostenibilità e allo stesso tempo contribuire a un futuro più sostenibile. Il Green Marketing sta emergendo come un importante strumento in risposta alla crescente domanda di prodotti e servizi sostenibili.
Quindi, quale passo concreto è pronta a compiere la tua azienda verso la sostenibilità? La risposta a questa domanda non solo contribuirà a migliorare le condizioni ambientali, plasmando la tua impresa verso un approccio più responsabile, ma ti permetterà anche di attirare la grande fetta di mercato sensibile a questa tematica e raggiungere importanti successi commerciali.
(*) https://www.quotidiano.net/economia/vendite-second-hand-027bb004